di Simona Bonfadelli – Dottoressa in Scienze e tecnologie agrarie, Tecnico agronomo
Gli agricoltori svolgono un lavoro molto importante, che li vede impegnati durante tutto l’anno e in tutte le ore della giornata, anche durante le festività. Il loro lavoro spesso richiede dei sacrifici anche in termini di tempo libero e, soprattutto, è condizionato dalle richieste del mercato, dalle mode del momento, dalla grande distribuzione. L’andamento dei mercati di materie prime e prodotti agricoli oggi non è più influenzato solo dai mercati locali, ma da ciò che accade a livello internazionale.
Una delle maggiori difficoltà che deve affrontare chi lavora in agricoltura è però il rapporto con la “natura”, cioè con clima, andamento meteorologico, caratteristiche pedologiche dei terreni, insetti dannosi, patologie fungine e malerbe. Quando un agricoltore semina, non sa cosa succederà nei mesi a venire e, nonostante l’impegno e l’utilizzo di tecniche agronomiche adeguate, potrebbe avere danni produttivi, in alcuni casi anche molto ingenti.
Nel caso del mais, coltivato sia per la produzione di granella che di foraggio, la semina avviene a partire dal mese di marzo e la raccolta comincia generalmente verso la fine di luglio. Durante questi cinque o sei mesi potrebbe accadere di tutto: attacchi di insetti terricoli, clima sfavorevole al corretto funzionamento dei diserbi, grandine, bombe d’acqua, attacchi fungini o di insetti, ecc. L’agricoltore può impegnarsi il più possibile per ottenere il miglior risultato realizzabile, ma solo “natura permettendo”!
È per questo motivo che i tecnici di CARB cercano di accompagnare al meglio i soci durante tutto l’anno suggerendo le tecniche agronomiche migliori e fornendo i prodotti adeguati alle esigenze del momento. Nel caso del mais per-ciò i tecnici, oltre a consigliare l’utilizzo di geodisinfestante alla semina e diserbi nel rispetto dell’etichetta dei diversi prodotti e delle regole del PAN e del PAR, consigliano, quando necessario e se possibile anche l’utilizzo di alcuni insetticidi e fungicidi.
Il mais, infatti, a cavallo della fioritura può essere attaccato da insetti fitofagi che ormai tutti gli agricoltori conoscono molto bene, come diabrotica e piralide. Oltre a questi ci sono anche gli afidi e la cimice asiatica che possono danneggiare la coltura. Gli afidi possono ricoprire non solo le foglie, ma anche pennacchio e spiga, compromettendo sia la feconda-zione che il riempimento delle cariossidi. Le cimici invece colpiscono la spiga durante la fase di riempimento del grano, andando a provocare perdite produttive, soprattutto a bordo campo.
La presenza di questi insetti, specialmente in concomitanza con altri fattori di stress quali l’eccessivo caldo e la siccità o anche, viceversa, in caso di precipitazioni anomale ed eccessive, può facilitare l’insorgere di alcune patologie fungine che, come ben sappiamo, comportano la presenza sulla granella di mais di aflatossine o anche fumonisine, zearalenone e ocratossina A. Le spore di questi patogeni fungini sono presenti nell’atmosfera e vengono più o meno favorite dal diverso andamento climatico dell’annata. Perciò, ad esempio, in anni caldi e siccitosi avrà più spazio il fungo che provoca lo sviluppo delle aflatossine, l’Aspergillus flavus, mentre in annate con condizioni climatiche diverse si diffonderanno ceppi di Fusarium o altre micotossine. Ma come fanno gli insetti a favorire lo sviluppo delle patologie fungine? Gli insetti come piralide e diabrotica vanno a danneggiare la spiga, le foglie e/o il fusto creando delle lesioni. Le spore* fungine utilizzano le rosure e le forature come porta d’accesso alla pianta dove, una volta insediatesi, cominciano a svilupparsi e a produrre micotossine. Ne va di conseguenza che contenere la diffusione di questi insetti, e degli altri che comunque debilitano la pianta, può essere utile per mantenere le piante sane.
*Spore: sono l’organo fondamentale per la riproduzione e diffusione dei funghi.
Per limitare i danni, dopo aver stabilito l’effettiva necessità di trattare il mais attraverso l’utilizzo di specifiche trappole necessarie per verificare la soglia di intervento o l’utilizzo dei bollettini ufficiali, è possibile intervenire con prodotti adeguati prima o dopo la fioritura del mais. Infatti è vietato trattare durante la fioritura per evitare di danneggiare gli insetti utili.
Un altro fungo che colpisce il mais, soprattutto in alcune varietà che presentano già una loro predisposizione genetica, è Exserohilum tur-cicum o Helminthosporium turcicum.
Questo provoca un disseccamento della foglia con conseguente danno produttivo e di qualità dell’eventuale foraggio. Per contrastare questa patologia fungina è possibile distribuire, insieme agli insetticidi, anche specifici prodotti fungicidi. Questi, oltre a contrastare il fungo patogeno, hanno anche un effetto rinverdente e migliorano in generale la sanità di pianta.
L’attenzione da porre nella coltivazione del mais non si ferma però alla sola attività agronomica in campagna, ma prosegue, per quanto riguarda la produzione di trinciato e pastone, anche in trincea. Infatti nel momento in cui vengono raccolte delle piante sane e produttive, è fondamentale gestire al meglio il cantiere di raccolta. Dato per assodato che sono fondamentali la raccolta nel momento più opportuno e un’adeguata pressatura del trinciato, gli agricoltori possono scegliere tra diverse tipologie di teli da utilizzare per la conservazione del prodotto stoccato in trincea. L’ importante è limitare il più possibile gli scambi gassosi tra il raccolto, che, dopo una fase iniziale in cui è presente una bassa percentuale di ossigeno, dovrà fermentare in condizioni di anaerobiosi*, e l’ambiente esterno.
*Anaerobiosi: condizione di vita in ambiente privo di ossigeno libero caratteristica dei microrganismi anaerobi.
I muri delle trincee non sono impermeabili all’ossigeno e, anche se costruiti in maniera corretta, permettono all’ossigeno di raggiungere il mais trinciato o il pastone. È bene perciò utilizzare le cosiddette “spallette”, cioè delle bobine di film plastico leggero da posizionare sulle pareti prima del riempimento della trincea, che creano un’ulteriore barriera per l’ossigeno.
La copertura del mucchio può essere fatta utilizzando diverse tipologie di film plastici o teloni, che possono avere diverse grammature e misure. Il telo di plastica, in genere di polietilene, è stabilizzato per i raggi UV con garanzia di 1 anno, e può essere più o meno pesante, a seconda delle esigenze dell’azienda. In genere si utilizzano teli da 200, 150 o 120 micron.
È possibile stendere sotto il film in polietilene un film trasparente più leggero, per garantire una migliore conservazione del foraggio raccolto. A disposizione dei soci ci sono anche teli già abbinati con un film trasparente a barriera ossigeno – EVOH* (i due teli non sono fusi, ma impacchettati insieme).
*EVOH: Etilene Vinile Alcool Polimerico, materiale plastico utilizzato principalmente come barriera ai gas e all’ossigeno. È una plastica riciclabile e viene utilizzata anche nel settore alimentare, industriale e farmaceutico.
Nei nostri depositi abbiamo anche delle bobine di PE – EVOH da 120 micron, veri e propri teli di copertura a barriera ossigeno, che riducono più di 100 volte il passaggio dell’ossigeno rispetto ai teli tradizionali.
I prodotti in EVOH sono molto tecnici e possono dare un plus alla corretta conservazione del mais.
Una volta stesi i teli in plastica diventa fondamentale chiudere bene la trincea utilizzando gli appositi sacchetti riempiti di sabbia e, eventualmente, coprire il tutto con reti anti-corvo, che proteggono il prodotto anche da eventi atmosferici quali la grandine o dal calpestio. L’utilizzo di prodotti molto tecnici, reti protettive e sacchetti spesso viene sottovalutato. Si preferisce risparmiare qualche soldo, ricoprire il mucchio con vecchi teli anziché con le reti, oppure utilizzare sabbia o altro materiale per bloccare la copertura. Spesso il momento della raccolta è molto concitato, si vuole concludere il lavoro prima dell’arrivo del maltempo e chiudere il prima possibile la trincea. È però importante ricordare che tra le mura di cemento armato e sotto i teli andremo a conservare per mesi un prodotto che ci è costato, sia in termini economici che di lavoro, e che sarà il nutrimento dei nostri animali. Si tratta dell’alimento che distribuiremo nel nostro allevamento e che gli animali trasformeranno in latte o carne. Se pastone e trinciato sono di qualità anche i risultati in stalla saranno migliori. E, come già detto, l’avere prodotti con ottime caratteristiche dipende sia dall’attività in campo che dalla conservazione degli alimenti nelle trincee,… “tempo e natura permettendo”.
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