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IL TECNICO INFORMA – Emergenza Popillia japonica

di Davide Pedrini- Dottore Magistrale in Scienze Agrarie, Tecnico Agronomic

 

La Popillia japonica, conosciuta comunemente come coleottero giapponese, è un insetto che rappresenta una minaccia crescente per l’agricoltura e il giardinaggio in Italia. Originario del Giappone, questo coleottero è stato introdotto accidentalmente in Nord America negli anni 70 e ha successivamente raggiunto l’Europa, inclusa l’Italia, dove è stato rinvenuto per la prima volta nel 2014 in Lombardia nei pressi dell’aeroporto di Malpensa. Da allora, la Popillia si è diffusa rapidamente in altre regioni, favorita dalle condizioni climatiche temperate, dalla presenza di abbondanti piante ospiti (vite, mais, frutteti e orti) e anche dal trasporto di materiale vegetale infetto e di terreno contaminato.

Le autorità italiane hanno subito messo in atto una serie di interventi per limitare la diffusione del coleottero, tra cui l’uso di trappole e l’applicazione di trattamenti fitosanitari nell’area circostante l’aeroporto. Tuttavia, oggi è presente, oltre che in Lombardia, anche in Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Emilia-Romagna, ma grazie agli sforzi di monitoraggio e contenimento, la diffusione verso sud è stata finora limitata.

 

COME È FATTA?

Gli adulti di P. japonica sono di colore verde metallizzato brillante con le elitre che non arrivano a coprire completamente il corpo di color bronzo ramato; sono di forma ovale e di dimensioni variabili da 8 a 11 mm di lunghezza e da 5 a 7 mm di larghezza. È molto simile alla cetonia comune e al maggiolino degli orti, ma può essere riconosciuta grazie alla presenza di ciuffi di peli bianchi posti ai lati terminali dell’addome e sulla parte terminale delle elitre.

La Popillia japonica è un insetto gregario e presenta tre età larvali dalla caratteristica forma a C e con il capo bruno. Nei nostri areali ha una sola generazione all’anno; infatti, sverna come larva di terza età approfondendosi nel terreno per 10-20 cm per sfuggire alle basse temperature e gli adulti sono attivi tra giugno e settembre con un picco di attività a metà luglio. In estate le femmine depongono le uova direttamente nel terreno o singolarmente o in piccoli gruppi. Talvolta scavano una piccola galleria nei primi 10 cm di suolo per depositare le uova.

 

CHE DANNI PROVOCA?

Gli adulti di questo coleottero sono abili defogliatori nutrendosi di foglie, fiori e frutti di oltre 300 specie vegetali. Le larve, invece, nutrendosi delle radici preferibilmente di graminacee, possono provocare ingenti danni a prati, campi sportivi e tappeti erbosi.

I sintomi sono aspecifici; nel caso di tappeti erbosi infestati questi includono diradamento, ingiallimento ed avvizzimento, con la comparsa di evidenti macchie di erba morta generalmente a fine estate o all’inizio dell’autunno. Nel caso di gravi infestazioni l’intero manto erboso può andare incontro a morte.

I danni a carico delle foglie rappresentano senza dubbio il sintomo più evidente della sua presenza. Gli adulti si nutrono in modo gregario ed iniziano generalmente dalla cima per poi scendere via via verso il basso. Quando la densità della popolazione dell’insetto è elevata, le foglie risultano scheletrizzate con la sola venatura centrale ancora integra, mentre fiori e frutti vengono quasi completamente distrutti. Le foglie così colpite imbruniscono e cadono o rimangono attaccate alla pianta. In Lombardia, intense defogliazioni sono state registrate su vite, alberi da frutto, sulle capezzagne delle coltivazioni di soia e mais nel parco sud di Milano, e su alberi ornamentali ed arbusti; tant’è che vi è molta preoccupazione per quest’ultimo possibile danno nell’areale vivaistico del comprensorio Canneto Sull’Oglio-Piadena.

Più contenuti sono stati i danni ai prati irrigui, ma in alcune zone ha determina la risemina del cotico erboso di numerosi campi sportivi e giardini pubblici.

 

COME CONTROLLARE E PREVENIRE L’INFESTAZIONE

Il Servizio Fitosanitario della Regione Lombardia ha intrapreso numerose azioni al fi ne di prevenirne e contrastare la diffusione passiva degli adulti, attraverso continui monitoraggi larvali mediante carotaggi del terreno e cattura massale degli individui nei siti a rischio. È stata anche defi nita un’area cuscinetto dell’infestazione. Sono stati eff ettuati test di numerosi trattamenti contro larve ed adulti sia mediante prodotti chimici che biologici. e Questi sono i consigli applicativi dati dall’Ersaf:

  • In presenza di individui isolati si consiglia di raccoglierli manualmente e farli cadere in un secchiello con una soluzione di acqua e sapone.
  • Nel caso di forte presenza, si consiglia di proteggere gli alberi con una rete antinsetto che deve essere scossa al mattino presto quando i coleotteri sono pressoché immobili.
  • L’utilizzo di trappole è fortemente sconsigliato in orti o giardini privati in quanto il loro potere attrattivo è di molto superiore alla capacità di cattura e di conseguenza la vegetazione che si vuole proteggere subisce danni ancora più rilevanti.
  • Si consiglia di utilizzare insetticidi ad azione abbattente-adulticida che hanno di norma una buona efficacia nei confronti degli adulti o hanno un effetto di tipo collaterale sulle larve. Come abbattenti sono autorizzati prodotti a base di Deltametrina e Acetamiprid, mentre come larvicidi per tappeti erbosi a base di Chlorantraniliprole.

Purtroppo in Italia non esistono predatori naturali specifici per questo insetto, come quelli presenti nel suo habitat d’origine, come Tiphia vernalis (una vespa parassitoide delle larve) e Istocheta aldrichi (una mosca parassitoide degli adulti). Tuttavia, ci sono alcuni organismi che possono esercitare una certa pressione sulle larve di questa specie invasiva, anche se il loro impatto è limitato rispetto agli agenti di biocontrollo specializzati. Sono in corso numerosi studi sull’utilizzo di nematodi entomopatogeni, funghi entomopatogeni, come Beauveria bassiana e Metarhizium anisopliae, e il batterio Bacillus thuringiensis var. kurstaki.

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