di Luca Cattaneo, PhD – Ricercatore universitario*
*presso Dipartimento di Scienze Animali, della nutrizione e degli alimenti – DiANA
e Michele Premi, PhD – Tecnico alimentarista
La fase di asciutta rappresenta un momento cruciale nel ciclo produttivo della bovina da latte. Nonostante per lungo tempo sia stata considerata un semplice intervallo tra due lattazioni, oggi si riconosce il suo ruolo essenziale nel garantire la salute della mammella, l’efficienza produttiva e il benessere generale dell’animale.
Negli ultimi anni, l’attenzione verso questa fase è aumentata considerevolmente, soprattutto con l’introduzione e la diffusione delle pratiche di asciutta selettiva, che mirano a ridurre l’uso di antibiotici e a migliorare la sostenibilità degli allevamenti.
Tuttavia, gestire l’asciutta nelle bovine ad alta produzione rimane una sfida significativa, in quanto il loro elevato livello produttivo anche nelle ultime fasi della lattazione può complicare la transazione. Infatti, se in passato si assisteva ad una graduale riduzione della produzione nelle fasi finali di gravidanza, i notevoli progressi nei campi della genetica,dell’alimentazione e della riproduzione hanno portato le bovine moderne a produrre ingenti quantitativi di latte a fine lattazione. È sempre più comune osservare produzioni alla messa in asciutta superiori a 25 kg/capo/giorno.
Il periodo di asciutta è essenziale per permettere il rimodellamento tissutale della ghiandola mammaria, il recupero del tessuto secretorio e la preparazione alla successiva lattazione. Tuttavia, questa fase comporta una serie di cambiamenti nella routine degli animali, nella loro dieta e nel metabolismo, rappresentando una fonte di stress che può avere ripercussioni sulla salute e sul benessere.
Uno degli aspetti più critici è l’eccessivo accumulo di latte nella mammella, che può aumentare il rischio di mastiti e di altri disturbi infiammatori, compromettendo il successo della successiva lattazione, in particolare nelle bovine sottoposte ad asciutta selettiva.
Livelli di produzione superiori a 15 kg/giorno al momento dell’asciutta rappresentano un rischio per la salute della mammella, poiché ritardano l’involuzio-ne del tessuto mammario e aggravano lo stress metabolico. Questi fattori possono compromettere la risposta immunitaria della bovina e aumentare il rischio di infezioni intramammarie.
Pertanto, è essenziale adottare strategie efficaci per ridurre gradualmente la produzione di latte prima dell’asciutta. In ogni caso, è fondamentale effettuare la procedura di messa in asciutta in condizioni igieniche ottimali e garantire lettiere pulite soprattutto nelle prime fasi del periodo di asciutta.
Diversi approcci sono stati proposti per abbassare la produzione di latte prima dell’asciutta, al fine di favorire un’evoluzione mammaria più rapida e ridurre il rischio di complicazioni.
Tra le strategie più comuni si trovano:
1-Restrizione alimentare: ridurre l’apporto energetico della dieta porta a una diminuzione della produzione di latte, in quanto limita la disponibilità di glucosio e aminoacidi necessari alla sintesi lattea. Tuttavia, una restrizione alimentare eccessiva può comportare effetti negativi sul benessere, metabolismo e funzionalità del sistema immunitario.
Ad esempio, un recente studio ha dimostrato come alimentare le bovine con solo fieno di graminacee riduca efficacemente e rapidamente la produzione di latte, ma al tempo stesso provochi un significativo aumento nella concentrazione di acidi grassi non esterificati e beta idrossibutirrato, simile a quello che si può osservare nel postparto.
Restrizioni più moderate, come utilizzare la dieta di asciutta nella settimana precedente all’interruzione della mungitura, possono fornire buoni risultati nel ridurre la produzione, limitando gli effetti negativi.
2-Riduzione della frequenza di mungitura: mungere una sola volta al giorno induce un rallentamento della sintesi lattea grazie all’accumulo di latte nella ghiandola mammaria, che esercita un effetto di feedback negativo sulla produzione. Tuttavia, questo metodo può causare un aumento della pressione intramammaria e favorire la perdita di latte dai capezzoli, aumentando il rischio di sviluppare nuove infezioni in asciutta.
3-Combinazione delle due strategie: la riduzione simultanea dell’apporto alimentare e della frequenza di mungitura si è dimostrata una soluzione efficace, combinando gli effetti metabolici della restrizione nutrizionale con quelli locali della minore mungitura.
Studi scientifici hanno evidenziato che questa combinazione permette di ridurre la produzione di latte in modo più rapido e controllato rispetto all’uso di una sola strategia.
4-Prolungamento del periodo di attesa volontaria alla prima inseminazione: posticipare la prima inseminazione può contribuire a un declino naturale della curva di lattazione prima dell’asciutta. Questo approccio potrebbe risultare particolarmente utile per vacche pluripare con una lattazione persistente, che possono essere identificate sulla base delle loro lattazioni precedenti. Nelle primipare, invece, la selezione potrebbe basarsi sulle prestazioni durante le prime settimane di lattazione. Andrebbero però meglio valutate le implicazioni gestionali ed economiche.
L’asciutta delle bovine ad alta produzione rappresenta una sfida che richiede un’attenta gestione per evitare conseguenze negative sulla loro salute e sulla lattazione successiva. L’applicazione di strategie combinate sembrerebbe offrire i migliori risultati in termini di riduzione della produzione lattea, ma è fondamentale bilanciare le esigenze produttive con il benessere degli animali.
In futuro, ulteriori studi saranno necessari per affinare le tecniche di asciutta e per comprendere meglio gli effetti a lungo termine della restrizione alimentare e della riduzione della mungitura sulla produttività e la salute della mammella nella successiva lattazione. Inoltre, sarà importante valutare le risposte metaboliche, infiammatorie e comportamentali delle bovine per garantire pratiche sostenibili e rispettose del loro benessere.
Nel complesso, un approccio scientificamente informato e basato su dati oggettivi è essenziale per ottimizzare questa fase critica della gestione della mandria, riducendo il rischio di problemi sanitari e migliorando la sostenibilità complessiva dell’allevamento da latte.
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