di Alessandro Franzoni – DVM, Tecnico veterinario e Michele Premi, PhD – Tecnico Alimentarista
La gestione della riproduzione rappresenta una delle sfide centrali dell’allevamento bovino da latte. Il mantenimento di un intervallo parto-parto regolare e di un tasso di concepimento adeguato è essenziale per la redditività aziendale e per la stabilità della produzione. Negli ultimi dieci anni, in Italia, si è diffusa in modo crescente la pratica della sincronizzazione dei cicli estrali, una tecnologia che permette di programmare con maggiore precisione l’inseminazione artificiale, riducendo la dipendenza dal rilevamento visivo dei calori e aumentando l’efficienza riproduttiva della mandria.
PRINCIPI DELLA SINCRONIZZAZIONE ESTRALE
La sincronizzazione si basa sull’impiego di protocolli ormonali mirati a controllare lo sviluppo follicolare e la regressione luteale. I più diffusi in Italia si fondano sull’uso combinato di GnRH (ormone di rilascio delle gonadotropine), per indurre l’ovulazione o la regressione di follicoli dominanti persistenti, e di prostaglandine F2a (PGF2a), per determinare la luteolisi e quindi l’avvio di un nuovo ciclo. La sequenza programmata di questi trattamenti consente di prevedere con buona precisione il momento dell’ovulazione, rendendo possibile l’applicazione dell’inseminazione artificiale a tempo fisso (IATF), senza dover dipendere dall’osservazione del comportamento estrale.
DIFFUSIONE NEI SISTEMI PRODUTTIVI ITALIANI
A partire dal 2010 si è registrato un crescente interesse verso la sincronizzazione, dapprima nelle aziende di grandi dimensioni, poi progressivamente anche nelle realtà medio-piccole. In Italia settentrionale, dove si concentra la maggior parte della produzione lattiera, i protocolli IATF sono ormai diffusi in una quota significativa degli allevamenti. Indagini condotte da associazioni di categoria stimano che, nelle aree più specializzate della Pianura Padana, oltre il 50% delle aziende da latte abbia adottato la sincronizzazione almeno per gruppi selezionati di animali, in particolare vacche pluripare e soggetti con difficoltà nel manifestare calori evidenti.
RISULTATI OTTENUTI NELL’ULTIMO DECENNIO
I dati raccolti negli ultimi dieci anni indicano un miglioramento complessivo degli indici riproduttivi:
IMPATTO ECONOMICO E GESTIONALE
L’efficienza riproduttiva si traduce direttamente in efficienza produttiva: un numero maggiore di vitelli nati per vacca e per anno, una migliore distribuzione delle curve di lattazione e la possibilità di valorizzare al meglio la genetica disponibile. La sincronizzazione ha inoltre favorito l’impiego del seme sessato, la cui applicazione è resa più efficace da protocolli che permettono di inseminare in momenti ben definiti. In questo modo molte aziende hanno potuto migliorare la selezione interna riducendo al contempo i costi di rimonta.
CRITICITÀ E CONSIDERAZIONI SANITARIE
L’applicazione dei protocolli ormonali richiede competenze specifiche e una gestione aziendale accurata. Errori nella somministrazione o nel rispetto delle tempistiche possono compromettere i risultati. Inoltre, l’efficacia dei protocolli è strettamente legata al benessere animale, allo stato metabolico e nutrizionale delle bovine: vacche in condizioni di stress o con bilancio energetico negativo rispondono in modo meno prevedibile ai trattamenti. Dal punto di vista sanitario, i protocolli utilizzati in Italia rispettano pienamente le normative europee in tema di sicurezza alimentare e benessere animale, ma rimane importante una comunicazione chiara verso il consumatore per contrastare eventuali percezioni negative legate all’uso di trattamenti farmacologici.
PROSPETTIVE DI SVILUPPO
Negli anni più recenti si sta diffondendo l’approccio integrato, in cui la sincronizzazione dei cicli estrali viene affiancata a sistemi di monitoraggio elettronico dell’attività estrale (collari accelerometrici, podometri, sensori ruminali). Questa combinazione consente di ridurre l’impiego indiscriminato di protocolli di gruppo, riservandogli a categorie mirate di animali e integrando la tecnologia con la fisiologia naturale. Parallelamente, la ricerca scientifica lavora alla semplificazione dei protocolli, con l’obiettivo di ridurre il numero di interventi e migliorare ulteriormente l’efficienza.
La sincronizzazione dei cicli estrali si è affermata negli ultimi dieci anni come una tecnologia chiave per il miglioramento dell’efficienza riproduttiva delle bovine da latte in Italia. Pur non esente da costi e criticità, il bilancio complessivo evidenzia vantaggi significativi in termini di riduzione dell’intervallo parto-concepimento, aumento dei tassi di concepimento e miglioramento della programmazione aziendale. Le prospettive future indicano un’integrazione sempre più stretta tra protocolli ormonali, sistemi di monitoraggio e selezione genetica, in un’ottica di sostenibilità e competitività della filiera lattiero-casearia nazionale.

Esempio di un protocollo (Double Ovsynch) per la sincronizzazione dei cicli estrali nelle bovine da latte. La fase di pre-sincronizzazione (giorni 0–10) ha lo scopo di omogeneizzare lo stato follicolare e luteale della mandria, mentre la fase di Ovsynch classico (giorni 17–27) consente di programmare in maniera precisa l’ovulazione. L’inseminazione artificiale a tempo fisso (IATF) viene eseguita circa 16–20 ore dopo la seconda somministrazione di GnRH, massimizzando la probabilità di concepimento.
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